L'artista
Primo decennio
Dai primi anni del Duemila che Fabio esplora e si confronta con il grande fascino che l'Arte trasporta, periodo che gli suggerirà l'ispirazione e la curiosità di cercare un suo modo di avvicinarsi e di interpretare le Avanguardie del Novecento.
La forza delle sue immagini e il contenimento nelle forme, ci portano sempre più in là, dove i confini si dilatano per riconoscersi in una apertura di colori.
L'armonia delle opere trovano la sua identità tra una intensità vivace e la vibrazione dei tratti, in un equilibrio tra forza e movimento sempre provocate e cercate dall'Autore.
Da questi passaggi che il pittore si incontra tra la sua libertà più innocente per poi trovare un espressione sempre più consapevole e controllata.
Con Fabio facciamo un esperienza di un mondo che solo la sua sensibilità custodisce.
L'Arte si mescola nella vita prima del pensiero muovendosi sulla tela e riposandosi su di essa. Questa è la vera bellezza che dentro il pittore e che solo l'opera renderà visibile.
F.Manos
Autoritratti.
Fabio Alfonso corrompe, come altri nel fare arte contemporanea, uno dei concetti più classici della figurazione: l'autoritratto.
Da pura mimesis, dal mito di Narciso, fino ad arrivare all'ossessione nelle crude deformazioni degli autoritratti di Francis Bacon passando ancor prima attraverso la geniale destrutturazione della forma di Pablo Picasso.
Albrecht Durer si auto-ritrae in Cristo e forse Leonardo nella Gioconda: e' il gioco degli specchi che attraversa l'arte figurativa.
Un noto artista contemporaneo ha installato alcuni oggetti su un supporto (la sua valigia, uno strumento musicale, la pagina di un libro....etc.) ed ha intitolato l'opera: Autoritratto.
L'arte cambia le sue coordinate in ogni tempo e spazio per essere sempre avanti al sentire comune.
Fabio crea il suo autoritratto raffigurando lo spermatozoo che ha dato lo start alla sua vicenda umana ed in questo e' 'autentico' poiché tutti possiamo immaginare il nostro big-bang specchiandoci nelle tredici opere che l'artista ha 'costruito' e comporre il nostro 'autoritratto', il nostro inizio, consapevoli che ciò che conosciamo di quando eravamo uno spermatozoo, oppure un omuncolo in epoca medioevale, e' un dono della scienza.
Auto- ritrarsi prima della vita umana, prima di vivere come essere umano.
Se e' vero che iniziamo a morire giorno dopo giorno da quando nasciamo, allora questi autoritratti cristallizzano l'attimo prima dell'inizio di una storia, la storia di ognuno in cui affannosamente cercheremo di cambiare o almeno mitigare la legge del più forte, del primo e unico che ha governato la fecondazione.
Perché è autentico?
Perché in ogni creazione l'artista tenta di avvicinarsi all'origine, alla verità e ciò significa anche sofferenza.
Agrado, la transessuale dello straordinario film di Pedro Almodovar -Tutto su mia madre - del 1999, nel descrivere le molteplici operazioni di chirurgia plastica che hanno cambiato il suo corpo ed il volto conclude:
'che una e' più autentica quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa.'
Fabio raffigura l'inizio di questa ricerca di 'autenticità', una visione pura, scevra di ogni sedimento artificiale da cui siamo soverchiati dal primo vagito.
Un autoritratto 'nudo', una visione che si contrappone al vuoto esistenziale di una società permiata di 'Paura Liquida' secondo Zygmunt Bauman, a causa di un modello economico e sociale obbligato a generare esseri umani difettosi e quindi da scartare come oggetti inutili: la legge del primo, del più forte, si ripete nel grande utero della società contemporanea.
L'artista nel rappresentare se stesso prima di essere se stesso è estremo, ci provoca e ci introduce con apparente leggerezza, con lo sberleffo di queste rappresentazioni ludiche e irriverenti alla riflessione, alla domanda e ci invita a tornare indietro nel tempo alla ricerca dei primi ricordi, a tracciare un bilancio, a orientarci nell'oceano della vita che ci ha condotti fino ad oggi.
Gerardo Giurin.